Le disfunzioni dell’articolazione temporomandibolare (ATM) sono di varia ezilogia. Includono difetti congeniti, anomalie di crescita, patologie degenerativo-infiammatorie, alterazioni dei tessuti molli intrarticolari, tumori, traumi, anchilosi, lussazioni croniche.
Le strutture ossee dell’ATM sono costituite dal condilo mandibolare e dalla porzione articolare dell’osso temporale (fossa glenoidea ed eminenza articolare). I tessuti molli comprendono il menisco (o disco), i suoi legamenti e la zona bilaminare. Il menisco determina una separazione della cavità articolare in uno spazio superiore e uno inferiore che sono rivestiti dalla membrana sinoviale. In condizioni normali il menisco e il condilo mandibolare si muovono in avanti e in dietro in maniera sincronizzata. Le disfunzioni dell’articolazione si verificano quando uno o più fattori che agiscono sull’articolazione provocano un’alterazione del complesso meccanico che coordina la funzionalità articolare.
Le strutture anatomiche dell’articolazione temporo mandibolare
Le metodiche per immagine che rivestono un importante ruolo nella diagnosi delle patologie dell’ATM si possono così riassumere:
1. Radiografia Standard: mostra la struttura delle parti ossee. Le più utilizzate sono le proiezioni laterali (transcraniale e transfaringea), quindi le proiezioni anteroposteriori (AP) (transorbitale, frontale), la radiografia panoramica. In generale la radiografia è utile metodo di screening per individuare varie condizioni patologiche quali le anomalie congenite, la motilità articolare e i traumi.
2. Tomografia Computerizzata: le indicazioni sono: studiare le componenti ossee dell’ATM, valutare la posizione del disco e le sue dimensioni, la forma e la funzionalità in pazienti con sintomi che fanno sospettare lesioni interne; è inoltre utile per la valutazioni della patologia tumorale, anomalie congenite e di sviluppo.
3. Infine la Risonanza Magnetica, metodica più recente, che ha il principale scopo di individuare le alterazioni dei tessuti molli che interessano l’ATM in pazienti sintomatici. È in grado di evidenziare sia le alterazioni intra- sia quelle extrarticolari. TC e RNM hanno oggi sostituito la stratigrafia.
Le cause di patologia dell’ATM si possono così riassumere:
Malformazioni congenite tra cui: la Microsomia Emifacciale, alterazione variabile e progressiva che coinvolge lo scheletro, i tessuti molli e le strutture muscolari del primo e secondo arco branchiale tra cui il condilo mandibolare e le strutture limitrofe. Con un’incidenza di 1:5600 nati vivi è la seconda deformità facciale congenita per frequenza dopo la labiopalatoshisi. La Sindrome di Treacher Collins e la Microsomia Facciale bilaterale presentano un’ATM ipoplasia, con rami mandibolari corti e ridotta altezza facciale posteriore.
Anomalie di crescita acquisite: l’iperplasia condilare è l’anomalia acquisita più frequente dovuta ad un nucleo di accrescimento ipermetabolico nel condilo affetto. Altre sono secondarie a traumi, terapia radiante, artrite reumatoide giovanile e ad infezioni incorse nell’infanzia.
Anchilosi: patologia intrarticolare e intracapsulare (che la differenzia dalla pseudoanchilosi) caratterizzata dalla fusione delle superfici ossee dell’ATM (il condilo e la fossa glenoide) che determina una ipomobiltà grave della mandibola. La causa più frequente di anchilosi è la patologia traumatica, per fratture misconosciute o non opportunamente trattate o anche per traumi non fratturativi riportati nella prima infanzia e non seguiti con la opportuna terapia funzionale. Altre cause sono l’artrite reumatoide, infezioni e tumori.
Traumi: le fratture del condilo mandibolari sono frequenti e possono essere senza scomposizione dei frammenti, con deviazione o leggera scomposizione, con scomposizione e con dislocazione dei framenti.
Lussazione: la lussazione del condilo mandibolare si verifica nella maggior parte dei casi in direzione anteriore, in rapporto con l’eminenza articolare. Si intende lussazione quando c’è una separazione completa delle superfici articolari con fissazione in una posizione anomala. Il ritorno nella posizione normale non può avvenire spontaneamente. Nell’ambito delle lussazioni croniche si distinguono quelle ricorrenti (quando non c’è la componente volontaria) da quelle abituali (lussazione volontaria da parte del paziente).
Disfunzioni intrinseche: la più frequente è sicuramente la lussazione meniscale che può essere definita come lussazione anteromediale del disco, associata a dislocazione posterosuperiore del condilo in posizione di mandibola chiusa.
Tumori: i segni clinici sono rappresentati da graduale comparsa di asimmetria della mandibola, malocclusione e limitazione dei movimenti condilari (trisma). Tra quelli benigni i più frequenti sono l’osteoma, l’ostecondroma che in genere portano ad un allungamento spesso asimmetrico del condilo con perdita dei normali rapporti condilari. Tra i maligni più frequenti l’osteosarcoma, condrosarcoma, fibrosarcoma sinoviale, caratterizzarti da dolore, tumefazione ingravescente con progressiva distruzione dei reperi anatomici visualizzati radiograficamente.