Per i problemi di edentulismo non esiste una cura vera e propria, se non la prevenzione di alcune malattie che ne sono causa principale. È il caso per esempio di carie mal seguite ed infiammazioni gengivali gravi, che riescono attraverso al loro azione degenerativa a raggiungere le zone più profonde delle arcate dentali, arrivando anche ad intaccare e distruggere le ossa mandibolari e mascellari. Poco può fare l’Odontoiatria, se non offrire il suo aiuto nella sostituzione degli elementi dentali ormai caduti o compromessi in maniera troppo grave, e dunque da estrarre necessariamente senza indugio alcuno. La branca dell’Odontoiatria che si occupa specificatamente della sostituzione degli elementi dentali perduti mediante l’uso di protesi è l’Implantologia. Recentemente essa ha raggiunto un livello di efficacia straordinario, riuscendo agilmente a ripristinare tutte le funzioni organiche che possono essere compromesse dalla perdita degli elementi dentali, quali la funzione masticatoria, fonativa, respiratoria e digestiva. Molti dei risultati raggiunti in epoca moderna sono frutto dell’applicazione di sofisticate nuove tecnologie alla scienza medico – chirurgica. Andiamo però per gradi: da sempre l’uomo ha intuito la possibilità di sostituire i denti con corpi esterni. La cosa è verificabile anche nei reperti storici di epoche antiche, come quella Romana o Egizia. Naturalmente i rudimentali interventi scontavano la scarsa o nulla conoscenza di concetti quali l’osteointegrazione e le tecniche di impianto. Ne riviene dunque una frequente esposizione al fenomeno del rigetto, ovvero il particolare rifiuto da parte dell’organismo dei corpi esterni inseriti. Andando avanti con le epoche tale problema è stato risolto attraverso una maggiore attenzione ai materiali con i quali tali corpi venivano selezionati. Si deve agli studi del Dottor Branemark la “scoperta” del titanio quale materiale più adatto alla creazione dei perni posti all’interno dell’osso, supporti delle future protesi. Il titanio infatti presenta delle caratteristiche osteointegrative e biocompatibili superiori a qualsiasi altro tipo di materiale sperimentato. Il rigetto risulta essere relegato così soltanto ad un numero davvero esiguo di casi. I successivi studi di due scuole di primaria importanza nello sviluppo dell’implantologia, la scuola svedese e la scuola italiana, hanno portato poi ad una differenziazione notevole nella metodologia di intervento. Si parla di carico immediato e carico differito per indicare due tecniche ben distinte, che fanno della tempistica di inserimento delle protesi la loro maggiore differenziazione. La scuola svedese si concentra sulla prima tecnica, in grado di applicare le protesi subito dopo aver inserito i perni di titanio all’interno delle ossa. Naturalmente è una metodologia che risente molto dello sviluppo delle conoscenze sull’osteointegrazione dei materiali. La scuola italiana invece predilige la seconda tecnica chirurgica che, proprio per permettere una migliore fusione tra perno ed osso, preferisce applicare le protesi in un periodo successivo dall’inserimento dello stesso, periodo compreso tra i tre e i sei mesi. Tali tecniche sono entrambe molto valide e funzionali, nonostante recentemente, proprio all’indomani dello sviluppo delle conoscenze osteointegragive dei materiali usati, si tende a prediligere la tecnica dell’implantologia a carico immediato. Essa infatti permette, nel giro di una sola operazione, di ripristinare le funzioni proprie degli elementi dentali e di ristabilire la corretta estetica del sorriso del paziente. Questi certamente non avrà dubbi su quale tecnica far cadere la propria preferenza, dal momento che in un solo giorno può vedere risolti i suoi problemi di edentulismo, anche gravi nel caso di edentulismo totale.